La bellezza di sentirsi amati

Li vedi lì, alla partenza, scuri in volto, preoccupati per l’impresa ardua che stanno per compiere. Aggiungeteci un motivetto lento e solenne come solo le colonne sonore di Morricone. Sono lì, pallidi come Maria Antonietta davanti alla ghigliottina, mentre posano i loro telefoni in due recipienti di plastica, uno per i maschi e uno per le femmine.
Ormai i giochi sono fatti. Addio Instagram, addio chat da mille messaggi al giorno, addio balletti idioti di Tik Tok, addio professoresse di corsivo.
Abbandonata la mestizia e abbandonati pure i loro dispositivi elettronici, con quella consapevolezza mista a rassegnazione di chi sa che lo potranno usare solo 15-20 minuti al giorno, siamo pronti a partire e ad incontrare il mondo reale, che in questo caso si trova sui nostri appennini.
Il campeggio delle medie scorre felicemente e nel più classico dei modi: gite tra escursioni in mezzo alla natura, giochi, pasti gustosi e musica ad alto volume, per rallegrare anche i momenti più faticosi; tra messa, lodi, vespri e preghiere non espresse; e infine tra sorrisi, arrabbiature, pulizie domestiche effettuate con scarso impegno, sbucciature, burroni non visti e pali presi in faccia (e non metaforicamente).
Tutto regolare se non che, avendo 57 giovanotti di dodici e tredici anni. non avevamo a disposizione una casa che potesse ospitare tutti. Scartata l’opzione di lasciarne dormire la metà all’addiaccio come la piccola fiammiferaia, abbiamo dovuto optare per la brillante soluzione di avere due case distinte, a distanza di qualche Km l’una dall’altra. La splendida cornice nel quale abbiamo vissuto l’esperienza la realtà sono è stata formata da Collagna e la popolosissima località di Cerreto Alpi. Il trasporto di orde di pre-adolescenti silenziosi e profumati molesti e maleodoranti è stato affidato alla nostra ditta nostrana e gestito da tre eccellentissimi autisti: il don (che perde sempre le chiavi), Artemio e Andrea (per gli amici Alfio), proprietario della ferramenta di Collagna (che arrotonda trasportando giovani vite su per i monti).
“L’uomo guarda le apparenze, il Signore guarda il cuore” (1 Sam 16,7) è il titolo che campeggia sulle loro magliette. Chissà se avranno capito la portata enorme di questa Verità? Apparenze e cuore: in un mondo in cui tutto è filmato, in cui tutto diventa virale, in cui l’esperienza reale a volte conta meno di quella virtuale, sapere che ci sono occasioni di vera crescita umana, spirituale e di amicizia è un dono grande perché impariamo il vero valore della dignità dei miei propri compagni di avventura e, perché no, anche di ogni essere umano sulla faccia della terra, dal più piccolo al più anziano. E abbiamo provato, anche tramite alle bellissime lettere dei genitori che abbiamo chiesto di inviarci per poterle divulgare ai ragazzi (sembrava una puntata di “C’è posta per te”), che l’esperienza del limite, della debolezza, dello sbaglio e del fallimento non è l’ultima parola nella nostra vita, ma che siamo molto di più di tutto questo, perché Dio va al di là di ogni bruttezza, perché la redime. E tutto questo senza il telefono in mano, bensì il proprio cuore. Perché non dobbiamo farci vedere da tutti, ma dobbiamo sentirci amati.
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